PDM – Pulse Density Modulation

PDM – Pulse Density Modulation

In questo post parliamo di PDM, cioè Pulse Density Modulation, una tecnica di modulazione molto usata in sistemi digitali audio, come microfoni MEMS, convertitori digitali-analogici e interfacce audio ad alta efficienza. Oggi andremo a capire insieme come funziona la PDM, perché è utile e dove viene applicata. Ti prometto che andremo in profondità con esempi pratici per fissare bene il concetto.

Cos’è la modulazione a densità di impulsi?

La Pulse Density Modulation è un metodo per rappresentare un segnale analogico tramite una sequenza binaria dove l’informazione è codificata nella densità degli impulsi logici ‘1’ rispetto agli ‘0’. Più il segnale analogico istantaneo è alto, più ci saranno ‘1’ nella sequenza. Al contrario, se il segnale è basso, ci saranno più ‘0’.

A differenza di altri metodi come la PWM (modulazione a larghezza di impulso), la PDM non si basa sulla durata dell’impulso, ma solo sulla frequenza relativa degli 1 in un flusso binario continuo.

Come funziona il PDM?

Il segnale analogico viene prima passato attraverso un sovracampionamento (oversampling), spesso con una frequenza molto più alta rispetto alla frequenza massima del segnale originale. Questo segnale sovracampionato viene quindi modulato tramite un modulatore del tipo sigma-delta, che genera una sequenza PDM.

In pratica, invece di avere una rappresentazione numerica precisa del valore, hai una lunga serie di bit, che mediamente nel tempo rappresentano quell’informazione.

Esempio pratico: microfono MEMS con uscita PDM

  1. Un microfono MEMS cattura il suono analogico e lo converte in un segnale elettrico continuo.
  2. Questo segnale passa in un convertitore sigma-delta a 1 bit, che produce un flusso binario PDM.
  3. Il microcontrollore o DSP riceve il flusso PDM e lo decodifica usando un filtro passa basso digitale per ottenere un segnale PCM.
  4. Questo PCM può poi essere campionato, processato o salvato come audio digitale.

Confronto tra PDM e altre tecniche

PDM – Pulse Density Modulation

Dove si usa il PDM?

Ti faccio subito qualche esempio reale. Il PDM è largamente usato nei microfoni digitali MEMS presenti in smartphone, auricolari wireless, smart speaker e dispositivi IoT. Uno dei motivi principali è che la trasmissione del segnale PDM richiede una sola linea dati e una linea di clock, riducendo i pin e il cablaggio nei circuiti.

Un altro vantaggio: il PDM è meno sensibile alle interferenze elettromagnetiche rispetto a segnali analogici tradizionali, proprio perché è completamente digitale. Questo rende il PDM perfetto per ambienti rumorosi o applicazioni miniaturizzate.

In alcuni sistemi embedded, il flusso PDM viene acquisito direttamente da periferiche hardware che includono filtri digitali per la conversione in PCM in tempo reale, senza necessità di grandi risorse computazionali.

Quando si progetta un sistema con microfoni PDM, bisogna considerare anche il clock: solitamente lavorano a frequenze tra 1 e 3 MHz. Il segnale deve essere filtrato digitalmente, spesso con un filtro sinc o un filtro FIR, per ottenere un audio di qualità.

Ti dico la verità, una volta capito il concetto di PDM, ti renderai conto che è una soluzione elegante ed efficiente per digitalizzare l’audio in dispositivi compatti. E con un po’ di pratica, si integra facilmente anche in progetti con microcontrollori come STM32 o ESP32, che spesso hanno supporto hardware per PDM nativo.

Domani esploreremo insieme il funzionamento del filtro digitale sinc e come viene usato per convertire il segnale PDM in PCM, così potrai capire meglio tutta la catena di elaborazione audio digitale.