POT – Potenziometro
In questo articolo ti accompagno alla scoperta del POT, abbreviazione di Potenziometro, uno dei componenti più comuni ma anche più sottovalutati nei circuiti elettronici. Oggi vediamo come funziona, a cosa serve, i diversi tipi che esistono e qualche esempio pratico per capire meglio il suo ruolo nei progetti reali. A volte basta ruotare un potenziometro per cambiare completamente il comportamento di un circuito, e ora ti spiego perché.
Cos’è un potenziometro?
Un potenziometro è un resistore variabile con tre terminali: due collegati a una resistenza fissa e uno, il cursore, che scorre lungo la resistenza per variare la tensione o la resistenza percepita tra i terminali. Funziona come un divisore di tensione regolabile.
Lo usi ogni volta che giri la manopola del volume di una radio o la regolazione della luminosità in un display analogico: in entrambi i casi stai modificando un valore resistivo con un potenziometro.
Com’è fatto un potenziometro?
- Resistenza fissa: Un arco o una pista resistiva interna, in genere in carbone, cermet o filo resistivo.
- Cursore (wiper): Un contatto mobile che scorre sulla pista per selezionare il punto di uscita.
- Alloggiamento: Può essere rotativo o lineare, con una manopola o uno slider per il controllo manuale.
Tipi di potenziometri
- Rotativi: Quelli classici a manopola, usati per regolare volume o velocità.
- Lineari: Con movimento rettilineo, usati ad esempio nei mixer audio.
- Digitale: Simula il comportamento di un potenziometro ma viene controllato da segnali digitali, tipo I2C o SPI.
- Trimmer: Mini potenziometri usati per tarature interne nei circuiti stampati.
Schema di collegamento classico
Nel collegamento standard come divisore di tensione:
- Un terminale è collegato al Vcc (es. 5V).
- Il secondo terminale è collegato a GND.
- Il cursore fornisce un’uscita variabile tra 0 e 5V a seconda della posizione.
Questo segnale può essere inviato a un microcontrollore, come l’ADC di un Arduino, per leggere un valore analogico variabile.
Esempio tecnico con Arduino
Io ho usato un potenziometro in un progetto per controllare l’intensità di un LED. Ecco lo schema:
- Colleghi i due estremi del potenziometro a 5V e GND.
- Il pin centrale va all’ingresso analogico A0 di Arduino.
- Nel codice leggi il valore con
analogRead(A0)
e lo usi per controllare conanalogWrite()
la luminosità di un LED.
Questo è un esempio classico ma potente per capire come un semplice componente meccanico possa diventare un’interfaccia utente per i tuoi progetti embedded.
Caratteristiche tecniche tipiche
Applicazioni comuni
- Regolazione volume in amplificatori
- Controllo velocità motori in DC
- Taratura sensori nei sistemi di misura
- Interfacce utente per sintetizzatori e apparecchi audio
- In circuiti RC per controllo di tempo e frequenza
Una cosa importante da sapere è che la curva resistiva può essere lineare o logaritmica. Quella lineare cambia la resistenza in modo uniforme lungo tutta la corsa del cursore. La logaritmica invece è pensata per adattarsi alla percezione umana del suono, quindi la trovi spesso nei controlli audio.
Un altro aspetto che ho imparato sul campo è che i trimmer, anche se piccoli, possono avere un impatto enorme sulla taratura di sensori o oscillatori. Basta una minima regolazione per spostare frequenze o punti di soglia, quindi vanno usati con attenzione e strumenti di misura precisi.
Domani parleremo dei resistori digitali e vedremo come si possono sostituire i potenziometri tradizionali nei progetti moderni che richiedono controllo remoto o automatico. Non perdertelo se vuoi portare i tuoi circuiti al livello successivo!